Protesi all’anca difettose decine di pazienti a rischio

Protesi all’anca difettose
decine di pazienti a rischio

Richiamati dagli ospedali. Coletto: la copertura delle spese per il nuovo intervento non basta, pagheranno i danni

Sala operatoria (archivio)

Sala operatoria (archivio)

 

VENEZIA — Quando si sono operati, pensavano di aver messo la parola fine alla loro sofferenza. Ma ora si ritrovano davanti il rischio di un nuovo travaglio di esami, operazioni, riabilitazione. Circa un’ottantina di veneti ha una protesi d’anca della De Puy, azienda del colosso americano «Johnson & Johnson », da cambiare. Lo ha comunicato la stessa De Puy ai propri clienti — varie Usl e ospedali privati in tutta Italia, in tutto 160 per oltre 5 mila pezzi—a cui aveva venduto i modelli XL Acetabular System e Hip Resurfacing System. E subito è partita la «caccia» ai pazienti operati con questo tipo di protesi, destinata soprattutto ai più giovani. Gli uffici regionali della Sanità hanno subito contattato tutte le Usl e le Aziende ospedaliere e attendono un quadro completo.

Da un primo sondaggio sarebbero almeno un’ottantina i casi sotto la lente d’ingrandimento: 45 pazienti dell’Usl 1 di Belluno, 31 pazienti dell’Usl 8 di Asolo, 2 dell’Usl 10 di San Donà e 4 dell’Usl 13 di Mirano. Ovviamente la colpa non è delle aziende sanitarie: la stessa ditta si è detta disponibile a pagare le spese del nuovo intervento. Ma l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto attacca: «La copertura delle spese non basta, i pazienti dovranno ricevere anche un risarcimento danni per i disagi gravi subiti da questa vicenda», dice. Oltre alla Regione si era mossa nei giorni scorsi anche la Federconsumatori, tramite il responsabile provinciale di Belluno Guida Mattera, che è anche l’esperto di sanità dell’associazione: il 23 dicembre scorso Federconsumatori ha inviato una lettera a tutte le Usl per chiedere conto della situazione e soprattutto per sapere se i pazienti sono stati avvisati. Finora è arrivata una risposta formale solo dal Policlinico San Marco di Mestre, che non le ha utilizzate. Hanno negato anche l’Usl 12 di Venezia, l’Usl 16 e l’Azienda ospedaliera di Padova, l’Usl 20 e l’Azienda ospedaliera di Verona, l’Usl 6 di Vicenza, l’Usl 22 di Bussolengo.

Sono in corso accertamenti all’Usl 7 di Pieve di Soligo, all’Usl 9 di Treviso e alla clinica Giovanni XXIII di Monastier. Questione di scelte di acquisto e di bandi, anche se alcuni dei direttori generali hanno spiegato che i propri medici non condividevano la tipologia di protesi, cosiddetta «metallo-metallo »: proprio dallo sfregamento tra le due parti si crea l’usura veloce e si liberano sostanze nocive che causano infiammazioni. «Noi usiamo quelle di ceramica», dice Alessandro Dell’Ora (Usl 22). Avere la protesi non significa però automaticamente doverla rimuovere. Prima serve un controllo. «A Belluno è risultato che 15 pazienti andavano rioperati e in 6 casi l’intervento è già stato eseguito », comunica la Regione. Ora inizierà la trafila anche per i 31 pazienti operati agli ospedali di Castelfranco Veneto e Montebelluna, che saranno contattati dall’Usl 8. Al momento però—comunica l’Usl di Asolo—né i medici avevano riscontrato anomalie o disagi, né alcun paziente aveva segnalato particolari problemi. In ogni caso, i reparti si sono già attivati per avvisare i pazienti ed invitarli a sottoporsi ad una serie di accertamenti.

Milvana Citter
Alberto Zorzi

Protesi all’anca difettose decine di pazienti a rischioultima modifica: 2011-03-24T09:16:06+01:00da neuroskyman
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